IN LIBRERIA LA PREZIOSA PUBBLICAZIONE “IL TEATRO DI VALERIA MORICONI NELLE FOTOGRAFIE DI TOMMASO LE PERA”



Nasce dalla collaborazione tra Regione Marche, AMAT, Fondazione Pergolesi Spontini e Comune di Jesi, Marche Teatro e Comune di Ancona la preziosa pubblicazione "Il teatro di Valeria Moriconi nelle fotografie di Tommaso Le Pera", straordinarie immagini di diciannove spettacoli teatrali con protagonista la grande attrice marchigiana, a 20 anni dalla scomparsa, fotografati da quello che è considerato, dal teatro italiano e non solo, uno degli artisti tra i più apprezzati e amati. A cura di Maria Paola Poponi e Tommaso Le Pera, per la Collana ArtSipario – Leggi il Palcoscenico, il volume (uscito a marzo 2025) è edito da Manfredi edizioni, con i testi di Andrea Bisicchia, Franco Cecchini, Paolo Larici e Marcantonio Lucidi.«La presentazione del volume dedicato a Valeria Moriconi, arricchito dalle immagini di Tommaso Le Pera, – nota Chiara Biondi Assessore alla Cultura della Regione Marche – rappresenta un omaggio significativo a due figure di spicco nel panorama teatrale e fotografico. Questo evento sottolinea l'impegno della Regione Marche nel valorizzare gli artisti marchigiani – in questo caso una vera e propria Signora della scena che ha dato lustro alle Marche in tutto il mondo – e nel promuovere la fotografia come linguaggio artistico contemporaneo e strumento di memoria collettiva. In particolare la Legge Regionale n.15 del 2018 prevede interventi di sostegno e valorizzazione della cultura fotografica. Attraverso iniziative come questa, ribadiamo la nostra volontà di sostenere e diffondere la cultura fotografica in tutti i suoi ambiti e rendere viva la memoria di un'artista indimenticabile per la nostra terra come Valeria Moriconi». «Sfogliando in archivio i libretti di sala delle stagioni realizzate a partire dalla fine degli anni '70 dall'AMAT nei teatri dei comuni che sono nostri associati – notano Piero Celani presidente e Gilberto Santini direttore del circuito multidisciplinare delle Marche –, il nome di Valeria Moriconi è fra quelli che fino al 2005, anno della sua scomparsa, ritornano più spesso. Non viene certo da sorprendersi: il pubblico e la critica avevano imparato a riconoscerla come l'interprete luminosa e unica che era. Personalità affascinante e dalla presenza magnetica, non solo sul palcoscenico, negli spettacoli di cui era protagonista, come non sempre accade, non si era più spettatori, ma si entrava a far parte di quell'esperienza teatrale in cui il grande interprete – proprio perché grande – dà voce alla parte più profonda di te. È così che la ricordiamo. Ed è proprio così che ce la restituisce questo libro bellissimo e palpitante. Nelle fotografie che Tommaso Le Pera ha creato dal teatro di Valeria Moriconi il "punctum" – per dirla con Roland Barthes, il particolare che ci attira e ci incatena l'anima – è sempre uno: i suoi occhi. Colmi di vitalità, due perle luminose che ammaliano, lo stesso effetto che accadeva anche quando la si incontrava. Per questo scorrendo queste pagine si ha l'impressione che lei sia ancora viva e presente, come lo è – indelebile – nella nostra memoria». Per Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini, «quella di Valeria Moriconi è una delle eredità più significative per la città di Jesi di cui la Fondazione Pergolesi Spontini si fa custode attraverso la gestione e la valorizzazione del Teatro e del Fondo archivistico donato dalle cugine dell'attrice, Adriana e Luciana Olivieri, e istituito dal Comune di Jesi nel 2006, e attraverso il Premio Moriconi, riconoscimento a cadenza biennale che premia una "Protagonista della scena" e il "Futuro della scena". Abbiamo avuto l'opportunità di studiare, approfondire e scoprire la storia professionale di questa attrice e soprattutto di conoscere ciò che umanamente l'ha resa così speciale: la sua vitalità, la forza, l'energia, il carisma. Doni eccezionali, con cui Valeria ha saputo toccare i cuori degli spettatori facendone vibrare le corde più intime e creando con il suo pubblico un legame stretto e forte». «Valeria Moriconi ha un legame profondo con il nostro Teatro – ricorda Giuseppe Dipasquale direttore di Marche Teatro –, poiché ne fu in sostanza la fondatrice. Erano gli anni Novanta, nel 1991 aveva presentato domanda per uno Stabile delle Marche con sede al Pergolesi di Jesi. Ovvero un primo Teatro Stabile nelle Marche come c'erano già a Milano, a Torino a Catania e in altre parte d'Italia. Il progetto era accompagnato dall'idea di "formare compagnie giovani e organizzare seminari di alto livello" e che nel 1994 riuscì a realizzare. La Moriconi ne diventò così Direttrice Artistica rinsaldando il suo rapporto con le Marche. Diversi anni dopo quel progetto si trasformò prima in Stabile Pubblico e poi in Marche Teatro con sede al Teatro delle Muse di Ancona, un Teatro oggi di Rilevante Interesse Culturale sempre finanziato dal Ministero della Cultura. Proprio il suo antico legame con questo Teatro, come la coincidenza che lega me ad entrambi, fa di questa nuova produzione d'arte fotografica di Tommaso Le Pera un'occasione per celebrare l'immagine di un luogo e di un personaggio esemplare quale fu Valeria Moriconi, tra i grandi della scena italiana». «La carriera di Valeria è infinita. Ha toccato tutti i generi dello spettacolo – racconta Tommaso Le Pera – dal teatro, al cinema, alla televisione, alla radio, interpretando magistralmente una moltitudine di ruoli diversi ed eterogenei, con la sua recitazione inconfondibile e personalissima. Solo in teatro si contano almeno 114 titoli da protagonista, che vanno dal 1957 al 2003. Diretta dai più importanti registi a cominciare da Eduardo De Filippo, Franco Enriquez, Mario Missiroli, Maurizio Scaparro, Massimo Castri, Piero Maccarinelli, Luca Ronconi, Lorenzo Salveti, Valeria si lasciava fintamente guidare dall'esperienza altrui per tirare fuori il meglio di sé in scena, per poi, con un colpo di coda, vulcanica-mente "ribellarsi" e suggellare un idillio, un tête-à-tête con lo spettatore che la stava ammirando. Ogni volta che andavo a Jesi a fotografare gli spettacoli al Teatro Pergolesi, tappa obbligata era una visita a casa sua che si trovava vicinissimo al teatro. Passavo ore a curiosare nella sua enorme biblioteca, e soprattutto a sfogliare i numerosi album di fotografie disseminati (quasi abbandonati) sui mobili della casa. Centinaia di foto che ritraevano Valeria a tutte le età: Valeria bambina (sempre con un'aria sbarazzina da impunita), Valeria adolescente, sempre al mare in costume da bagno, in acqua o distesa sugli scogli. Statuaria, di una bellezza non venerea ma assolutamente singolare, e con un'avvenenza conturbante che era difficile distogliere lo sguardo per non perderne la visione. E poi lei adulta: con il suo fascino personale e la sua proverbiale carica sensuale ed erotica. Come, quindi, non esserne perdutamente "innamorati"?». Personalità affascinante e dalla presenza magnetica, attrice marchigiana, straordinaria Medea (Euripide), superba Giocasta (Sofocle), indimenticabile Emma B. (Savinio), Valeria Moriconi è stata una tra le più significative artiste della scena italiana. Valeria Abbruzzetti – questo il nome da nubile – era nata a Jesi il 15 novembre 1931. La passione per il palcoscenico era sbocciata per caso proprio nella città natale e lì aveva debuttato a 16 anni in una compagnia amatoriale. Poi, gli spettacoli studenteschi, ad applaudire i quali, immancabilmente, c'era il padre, «il primo a credere nel mio talento» come amava sottolineare l'attrice. Interprete sensibile ma dotata di un carattere energico, esordì al cinema nel 1953, in un episodio del film Amore in città, di Alberto Lattuada. Ma fu il teatro il vero grande amore della sua vita artistica. Un sodalizio benedetto da Eduardo De Filippo in persona, che dopo un breve provino la scritturò nel '57 per ricoprire il ruolo della protagonista femminile in De Pretore Vincenzo. Molto adatta in ruoli classici e drammatici ma capace di interpretazioni maiuscole anche nella Locandiera di Goldoni o nella Bisbetica domata di Shakespeare, la Moriconi amava le sfide. Fotografo di scena, Tommaso Le Pera dopo una prima esperienza in campo cinematografico (quasi tutta la saga degli "spaghettiwestern") e televisiva (alcuni dei più importanti sceneggiati), attratto dal mondo teatrale, abbandona questi settori per dedicarsi unicamente a quella che è la sua passione: il teatro di prosa. Le sue immagini sono perfettamente aderenti a quel tipo di teatro fuori dai canoni; gli spettacoli di Memè Perlini, Giancarlo Nanni, Giancarlo Sepe, Giuliano Vasilicò, Mario Ricci, offrono innumerevoli spunti e occasioni per quelle fotografie "nuove". Molte sono state le mostre e le pubblicazioni teatrali realizzate in questi anni, e sue fotografie sono conservate in musei ed esposte in gallerie d'arte in Italia e all'estero.