OPERATORI SANITARI DELLE MARCHE 1124 IN ISOLAMENTO, 558 I CONTAGIATI 3 MORTI
I dati dell'Osservatorio sul lavoro L. Fabbri di Jesi
Nell'ultimo numero dell'Osservatorio infortuni sul lavoro curato dal Centro Studi Libertari "Luigi Fabbri" di Jesi, la pandemia in corso era agli inizi della sua virulenza nel paese, ma già dal mese di febbraio erano centinaia solo nella regione Marche i sanitari in isolamento, sono arrivati al 30 aprile a 1124. In regione sono rimasti contagiati 558 sanitari, di cui 3 sono morti, secondo quanto ha riferito il governatore Ceriscioli (16 aprile). Nell'azienda ospedaliera Marche Nord (Pesaro/Urbino), la provincia più colpita, non c'è stato alcun decesso tra il personale in servizio: contagiati 71 infermieri, 31 medici, 14 operatori socio sanitari e altri 15 addetti (131 in totale).
All'ospedale di Urbino, inizialmente classificato dai dirigenti sanitari regionali no Covid per la provincia, sono 80 gli operatori tuttora infetti. In questi numeri non vengono compresi probabilmente tutti i lavoratori dei "servizi" legati all'assistenza della persona, tutte quelle lavoratrici e lavoratori che preparano pasti, puliscono pavimenti, educatori etc... inseriti in cooperative e spesso con le più variegate forme contrattuali a ribasso. Come anche i lavoratori in strutture per anziani appaltate, dove è evidente che la non disponibilità di D.P.I., per una mancata previsione del rischio, oltre che per la scarsità durante l'emergenza in atto, ha causato centinaia di vittime inermi tra gli ospiti e svariati contagi tra il personale e di conseguenza le loro famiglie e la cittadinanza tutta.
Il sistema produttivo regionale ha inizialmente rallentato senza mai realmente fermasi con l'aumento dei contagi, anche in una situazione mai vista negli ultimi decenni, migliaia di lavoratori hanno continuato a portare avanti il lavoro che svolgono tutti i giorni, solo con un rischio in più oltre ai soliti con la carenza di D.P.I. e senza delle direttive precise per il lavoro in sicurezza per se e per gli altri.
Questo è diventato concausa dell'altro numero di contagi, rendendo le strutture sanitarie su cui si riversavano dopo la messa in quarantena dei medici di base (7 in provincia di Pesaro dopo solo 7 giorni dal primo caso, lasciando i 10.000 pazienti seguiti senza riferimenti sul territorio ) centri di diffusione del virus. Se la pandemia ha portato il numero di morti e contagiati sui posti di lavoro in ambito sanitario RSA, case per anziani a numeri mai visti, non ha azzerato gli infortuni in tutti gli altri settori, tra chi ha continuato a lavorare purtroppo nelle Marche ci sono stati 2 morti e 4 feriti riportati dai mezzi di informazione nella tempesta di notizie riguardanti la pandemia che satura le fonti per mesi.
La situazione attuale vede il 50% delle attività produttive in provincia di Pesaro Urbino già al lavoro prima della cosi detta "fase2 ", molte realtà produttive, quelle più sindacalizzate, sono state fermate nella loro arroganza di mettere il profitto davanti alla salute da scioperi di lavoratori stanchi di andare in produzione nonostante la paura e le incertezze anche sul la semplice modalità di comportarsi di fronte a contagiati in famiglia, mancanza di tamponi che certifichino sintomi e disorganizzazioni varie, tra cui la possibilità di ottenere il riconoscimento di infortunio anziché malattia con ben diversi livelli retributivi.