QUEL SOLE E QUEL CIELO di Geraldina Colotti
(La Citta del Sole, 2020, euro 12)
La frase del titolo, "Quel sole e quel cielo", dell'ultimo libro di poesie di Gerardina Colotti, è così ricca di significati e suggestioni da essere quasi una guida alla lettura. Il sole è quello dell'avvenire luminoso per gli ultimi e gli oppressi del genere umano per cui si sono batttuti socialisti e comunisti (e non solo). Il cielo, anch'esso brillante di giustizia sociale e prodigo di diritti per chi quei diritti basilari se li è visti sempre e continua a vederseli negati, è quello che l'autrice, come tanti, ha tentato di scalare, anche e durante la sua militanza nelle Brigate Rosse, ma rimanendo sconfitta. "Un'opera che nasce quindi dal senso di uno scacco epocale, di una debacle dalle proporzioni gigantesche, dove nessuno ha vinto (il riferimento è al movimentismo e agli "Anni di piombo" che dai 70' si sono allungati fino al riflusso degli '80, nel secolo scorso, ndr.) - ha osservato la Colotti (durante la presentazione in anteprima assoluta di questa raccolta di lunghe e intense liriche avvenuta il 3 ottobre scorso nella sede di "Altra idea di città" ad Ancona. - Ma per una comunista come me è stata una sconfitta tattica, dalla quale è scaturita una riflessione: la necessità di vedere cosa si può fare insieme per ritentare la scalata verso quel sole e quel cielo". E cioè, come ha ricordato il prof. anconetano Valerio Cuccaroni durante la presentazione, "la necessità di rimettersi in gioco per una incessante ricerca di affrancamento dallo sfruttamento e della liberazione dell'io nella società". Come? Gerardina - dopo aver trascorso molti anni in carcere, un lungo soggiorno a Parigi, oggi vive tra Roma e Caracas, da tempo scrittrice e giornalista - lo fa in gran parte usando le armi della parola, prima al Manifesto poi al Le monde Diplomatique di cui cura l'edizione italiana, usando nein sui libri anche l'ironia, la satira, senza infingimenti. La dice lunga "Agliuto", titolo della prima litania di versi. A chiedere "agliuto" è una bambina. L'errore grammaticale è emblematico della sua appartenenza alla classe proletaria, bambina simbolo di tanti emarginati, degli ultimi della Storia, ai quali non è stata data voce per secoli e i quali continuano a non avere possibilità di esprimersi. Sono messi a tacere, come spesso accade anche per il genere femminile. Ma quella bambina è anche Gerardina, considerate una bambina cattiva, poi cattiva maestra, ma che oggi rivendica l'impellenza "di riprendersele quelle parole-sistema che ci negano: imperialismo, capitalismo e colonialismo hanno globalmente fallito, denunciamo la loro crisi, rimettiamole criticamente in circolo quelle parole e traiamone le conseguenze! Ricostruiamo le relazioni sociali attualmente così latitanti, risaliamo verso l'alto insieme, senza paracadute e paura". E poi versi dedicati ad Irma, compagna di lotta ("Che bello vederti (...) a 60 anni, vibrare per lo stesso tenore (...) La lotta delle donne non ha confini, si dividono i piani filippine" (riferimento alle sorelle migranti sfruttate, ndr.). Versi dedicati anche ai giovani, anche e soprattutto loro bisognosi di riproiettarsi verso "Quel sole e quel cielo", là dove viene citata la formidabile esperienza di "Radio Alice" (quella del "Paese delle meraviglie") la piccola emittente radiofonica che a Bologna tra il 1975 e il 1977 si fece portavoce dell'ala creativa del movimento e della "comunicazione liberata". Non poteva mancare, in questo libro - alla luce della grande conoscenza della Colotti della storia politica e sociale del Sud America (tra i suo racconti e romanzi "Certificato di esistenza in vita" e "Come talpa a Caracas") una parte dedicata a quei Paesi, come il Venezuela, dove si è cercato di ricostruire il socialismo attraverso una democrazia diretta, senza la dittatura del proletariato. Come ha dimostrato Ugo Chávez, presidente del Venezuela dal 1999 fino alla sua morte, tranne durante la breve parentesi del colpo di Stato scoppiato nel Paese nel 2002. "Parole di Chávez", è un omaggio a quella esperienza, un estratto di un discorso di quel politico coraggioso: "Ascoltino i potenti - non han voluto udire il grido di fame e miseria del popolo (...) amiamo i bambini, adoriamo i fiori e la poesia".
Per concludere col le parole di Cuccaroni, "Gerardina Colotti dimostra di essere capace di una esperienza artistica particolare; soprattutto nella poesia sperimenta forme di linguaggio che ricordano certe avanguardie letterarie eretiche rispetto al cosiddetto Marxismio ortossso che portò a un brutto neorealismo. Con Gerardina si torna al Marx delle origini, il quale non predicò la necessità di un mondo chiuso, ma attento al bisogno di spezzare le catene dell'uomo, tra queste quelle che legano il libero pensiero".
Giampaolo Milzi